Corriere della Sera - La Lettura
Diritto (troppo) privato Cresce la diseguaglianza
La giurista Katharina Pistor sta attirando attenzione: in un saggio denuncia che gli studi legali, piegando le legislazioni nazionali a favore dei ricchi clienti, aggravano le iniquità sociali. «Fermiamoli», dice
Criticare apertamente il sistema di potere di cui la propria facoltà e i propri studenti sono fra i massimi protagonisti è una mossa che assai pochi professori universitari oserebbero intraprendere, ma Katharina Pistor non si è tirata indietro. Docente alla Columbia Law School di New York, Pistor ha pubblicato qualche mese fa un libro accademico ma accessibile a tutti, dal titolo assai suggestivo: The Code of Capital: How the Law Creates Wealth and Inequalities («Il codice del capitale: come il diritto crea ricchezza e diseguaglianze», Princeton University Press). Un volume che sta attirando grande attenzione in tutto il mondo.
Solo qualche anno fa, l’autore di un gesto simile sarebbe stato rapidamente stigmatizzato. Ma il vento sembra essere cambiato, e l’allarme lanciato da Pistor ha allertato non più solo i pensatori di sinistra, ma persino la crème dell’élite capitalista globale, il che è valso alla giurista un invito all’esclusivo Forum di Davos lo scorso gennaio. A «la Lettura» parla dall’Istituto di Studi politici dell’Università di Tolosa, ospite della cattedra Unesco «Economia e società» dedicata alla memoria di Bernard Maris, l’economista francese assassinato durante l’attacco terroristico al settimanale satirico «Charlie Hebdo» il 7 gennaio 2015.
Che cosa intende per «codice del capitale»?
«Quando parlo di “codice del capitale” non parlo di un processo di codificazione, ad esempio la scrittura di norme del Codice civile, ma di un processo di codifica, cioè la scrittura di un linguaggio, come il codice-sorgente in informatica. Più in dettaglio, questa codifica è il procedimento attraverso il quale certi “attributi” giuridici vengono applicati su un bene, facendo sì che si trasformi in capitale. Nel mio libro, identifico quattro di questi attributi. Primo, la priorità: il detentore del capitale ha un accesso privilegiato a una risorsa, ad esempio è quello che accade fra Cinquecento e Seicento in Inghilterra al tempo delle enclosure, quando le terre comuni passarono esclusivamente ai proprietari terrieri. Secondo, la durabilità: i diritti di priorità sono estesi nel tempo. Terzo, l’universalità: lo Stato impone il rispetto dei diritti di priorità e durabilità non solo ai contraenti di un contratto, che si impegnano volontariamente a riconoscerli, ma a tutte le persone. Quarto, la convertibilità, che è un modo per dare durabilità ai flussi di pagamento, ovvero la possibilità di convertire in futuro rendimenti incerti e rischiosi in moneta sonante».
Chi codifica il capitale?
«La “codifica” del capitale è un processo ben più decentralizzato di quanto si pensi. Nei Paesi di diritto romano, come la Francia o l’Italia, si guarda al diritto come a qualcosa di imposto dall’alto dal legislatore. Ma persino nei Paesi di diritto romano, e assai più nei Paesi di diritto consuetudinario come quelli anglosassoni, la codifica del capitale si compie soprattutto negli studi legali privati: è là che, utilizzando elementi del diritto privato, vengono concepiti nuovi tipi di contratti, transazioni, assetti societari e patrimoniali. I “moduli” del codice del capitale, cioè i quattro attributi di cui parlavo, sono tutti creature del legislatore, ma sono a disposizione dei, e combinati dai, privati. Ad esempio, come scrivo anche nel mio libro, quando gli avvocati di alcune multinazionali hanno brevettato il Dna di alcune specie in realtà già esistenti in natura, lo hanno fatto attraverso gli strumenti messi a disposizione dal legislatore. Tentando così di trasformare una risorsa comune in un bene privato su cui chiedere royalties ».
Perché la codifica del capitale ha una portata globale?
«Oggigiorno abbiamo un sistema capitalista globale senza una legislazione globale. Ciò è possibile perché una singola legislazione nazionale è sufficiente per permettere il funzionamento del capitalismo globale se tutti i Paesi si impegnano, come attualmente fanno, a rico